Il clima, ci spiega Bruno Carli, “è l’insieme di condizioni atmosferiche medie (temperatura, venti, pioggia, ecc.) che caratterizzano una determinata regione geografica, ne determinano la flora e la fauna e influenzano le attività economiche e le abitudini di vita delle popolazioni che la abitano”.
Questa definizione, utile per rammentare quanto il clima influisca sulla vita di noi esseri umani, ci ricorda che siamo parte di una catena, quella della biodiversità, e che i cambiamenti climatici – e i conseguenti adattamenti - ci sono sempre stati.
Certo gli strumenti di oggi hanno consentito alla meteorologia di svilupparsi, soprattutto grazie a satelliti e calcolatori, e questo ci mette in condizione di prevedere e studiare più accuratamente cosa stia succedendo al nostro pianeta.
Ma se da un lato questo ci rende abbastanza capaci di prevedere il cielo di domani, da un altro ci consente di registrare la rapidità con cui fenomeni atmosferici incisivi sulle vite umane si manifestano. Dunque, se è certo che i cambiamenti climatici hanno plasmato la superficie terrestre e la vita dei suoi abitanti, è altrettanto certo che i cambiamenti contemporanei sono molto veloci.
Ma piuttosto che una spiegazione apocalittica del cambiamento, Carli suggerisce che la difficoltà maggiore relativa alle modifiche climatiche, possa essere nella capacità degli uomini di adattarvisi. Infatti, se l’ambiente dovesse cambiare troppo velocemente, le attività umane in esso sviluppate in costanza di determinati fattori potrebbero non essere più possibili.
E’ dunque l’uomo che si trova davanti a una scelta: adesso ha gli strumenti capaci di modificare a suo vantaggio il pianeta in cui vive, ma cosa farà di questo suo potere se gli effetti a catena delle sue decisioni modificheranno troppo l’ambiente circostante?
Per saperne di più: Bruno Carli, L'uomo e il clima.